A seguire l’articolo di Livio
Grasso Archeologo
<<
Sulla strada per Sagana è ben visibile un sarcofago di
grandissime dimensioni. Secondo racconti popolari, era stato
"foggiato" per l'eterno riposo di un'enorme creatura.
Un tempo, secondo antiche leggende, la Sicilia fu
popolata da enormi e temibili creature. Si tratta dei cosiddetti giganti, protagonisti
di innumerevoli racconti mitici. Alcune fonti rilasciano svariate notizie sulla
possibile esistenza di questi uomini mastodontici.
A tal riguardo, si vocifera che nel 1527 furono rinvenute delle enormi ossa in
diverse grotte del Monte Grifone; la località rientra nel versante territoriale
di Palermo.
Tale ritrovamento indusse gli studiosi a compiere delle ricerche sempre più
approfondite e dettagliate in relazione alla civiltà dei giganti.
Basti pensare allo storico Antonio Mongitore che, nell’opera intitolata
"Della Sicilia ricercata nelle cose più memorabili", riportava
molteplici informazioni sulla presenza delle ossa dei giganti in vari luoghi
siciliani. Oltre a ciò egli dichiarava di aver visitato personalmente la
spelonca di Maredolce.
Qui, a suo dire, un certo Paolo Lentini individuò
il cadavere di un gigante alto 18 cubiti (circa otto metri). A partire da
allora l’area fu assiduamente frequentata da numerosi visitatori, attratti
dalla sensazionale scoperta. Ciò, al contempo, incentivò a ritenere che i
giganti fossero i primi abitatori dell’isola.
Dello stesso avviso erano persino il filosofo Empedocle,
vissuto nel V secolo a.C., e il noto Giovanni Boccaccio.
Entrambi, infatti, affermavano che i giganti abitavano negli antri
costieri siciliani. Nei primi decenni dell’Ottocento, la questione fu
sottoposta a delle analisi minuziose e accurate; accertare la veridicità dei
fatti raccontati rientrò tra gli obiettivi prioritari della ricerca.
Ben presto, precisamente nel 1831, le indagini confermarono che i resti ossei
appartenevano ad animali di epoca preistorica: cervi, ippopotami ed elefanti.
Dello stesso avviso erano persino il filosofo Empedocle,
vissuto nel V secolo a.C., e il noto Giovanni Boccaccio.
Entrambi, infatti, affermavano che i giganti abitavano negli antri
costieri siciliani. Nei primi decenni dell’Ottocento, la questione fu
sottoposta a delle analisi minuziose e accurate; accertare la veridicità dei
fatti raccontati rientrò tra gli obiettivi prioritari della ricerca.
Ben presto, precisamente nel 1831, le indagini confermarono che i resti ossei
appartenevano ad animali di epoca preistorica: cervi, ippopotami ed elefanti.
Da quel che si vocifera, l’arcano fu risolto dal
brillante e talentuoso abate Domenico Scinà. Nel 1867, invece,
Gaetano Giorgio Gemmellaro risalì all’identificazione delle suddette specie
effettuando uno studio anatomico e morfologico delle ossa. Allo stato attuale,
esse sono conservate presso il Museo Gemmellaro della città palermitana. I fossili
rinvenuti risalgono a circa 200.000 anni addietro.
A quel periodo, come attestato dalla scienza, la terra siciliana pullulava di
elefanti, ippopotami, cervi, daini, lupi, cinghiali e orsi. Ad ogni modo, il
mistero sull’esistenza dei giganti in Sicilia non appare del tutto chiarito.
Nella frazione di Sagana, sita nel territorio di Monreale, è ben
visibile un sarcofago di grandissime dimensioni.
I ricercatori, non appena localizzato, hanno indagato
sulle origini storiche del complesso tombale. Prestando fede alle testimonianze
popolari, esso era stato "foggiato" per contenere le spoglie di un
vero e proprio gigante.
Di converso, altri sostengono che fu realizzata per seppellire un guerriero
saraceno di nobili origini. Purtroppo, la carenza di indizi sul reperto non
consente di giungere ad alcuna conclusione esaustiva.
Ulteriori teorie, in aggiunta, ipotizzano che il sepolcro custodiva la salma di
un patrizio romano. In ogni caso, ad oggi, i più credono che sia un cenotafio.
Ovvero un monumento sepolcrale che, nell’antichità, veniva
eretto per commemorare una persona od un gruppo di persone sepolte altrove.
In definitiva, il monumento funebre di Sagana è un enigma
che pone una serie di interrogativi difficilmente risolvibili. Pertanto, la
formulazione di un giudizio scientifico e risolutivo non è al momento
proponibile. <<
Osservando
da vicino quel sarcofago, situato proprio a pochi metri dalla strada, ho notato
che è stato sicuramente violato. Alcuni dei blocchi di tufo, con cui sembra
costituito, sono stati rimossi e poi rimessi a posto chiudendo le fessure con
del materiale di colore leggermente diverso da quello del tufo. La manomissione
è chiaramente evidente. Nessuno sa nulla di tale violazione o cosa abbia
scoperto.
I
segni dell’erosione farebbero risalire la sua costruzione ad un paio di
millenni fa, al tempo degli antichi romani.
Le
abitazioni della frazione Sagana distano parecchio ed ancor più Monreale, mentre
l’area dove sorge il sarcofago è oggi praticamente disabitata, il sarcofago fu
quindi edificato in mezzo al nulla.
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