La caponata di melanzane è
un piatto povero della cucina popolare siciliana che
utilizza i prodotti della terra in modo unico. Melanzane, o altri ortaggi a
seconda delle versioni, vengono prima fritti e poi conditi con una salsa
agrodolce di pomodoro, sedano, cipolla, olive e capperi. Sono
ingredienti facili da reperire e a buon mercato. La preparazione è alla portata
di tutti, basta seguire alla lettera il procedimento giusto! Sì, ma quale?
La caponata non è solamente un delizioso piatto dall’impiego
flessibile, lo puoi servire come antipasto, come contorno, o come piatto
unico, ma è anche oggetto di accese discussioni gastronomiche.
Noi siciliani siamo gente piuttosto impegnativa:
pensa alla caponata, un piatto unico che è una mescolanza di mille sapori. Non
è significativo?
L’argomento ricetta originale della caponata è
certamente spinoso e non facile da dirimere. In Sicilia, ogni massaia, chef, o
appassionato di cucina che sia, predilige cotture più o meno croccanti, tagli
degli ortaggi più o meno grandi, per non parlare degli ingredienti che la
costituiscono. Credimi, non è cosa semplice!
Varianti della caponata di melanzane.
In Sicilia, di questa specialità esistono oltre quaranta
varianti. Di provincia in provincia, ma anche di famiglia in famiglia, ognuno
detiene la “ricetta perfetta per la caponata”.
In alcune versioni sono impiegati, oltre alle melanzane o
in alternativa ad esse, anche peperoni, come d’uso nel catanese.
Esiste perfino una caponata di carciofi. Altre ancora sono guarnite
con mandorle o pinoli tostati. Tutte però
sono accomunate dall’inconfondibile sapore della salsa agrodolce.
Origini
del piatto.
Sull’origine del piatto la storia non concede molte
informazioni. Le prime notizie scritte risalgono al 1752 e compaiono nel
vocabolario Etimologicum Siculum, stampato a Messina. In esso
la caponata è indicata come “insalata di cose varie”. Tra “le
cose varie” vi era originariamente del pesce e una salsa agrodolce.
Come sostiene lo
scrittore e storico esperto di cultura e cucina siciliana, Gaetano
Basile, la salsa agrodolce giunse nelle tavole siciliane dalla lontana
Persia, grazie ai musulmani.
Gli ortaggi nella ricetta fanno la loro comparsa nella
descrizione che fa il Professore Vincenzo Mortillaro nel suo
dizionario del 1868. Egli descrive la caponata come “insalata di cose varie”
dove, oltre al pesce, ci sono pure melanzane o peperoni, capperi e olive.
Perché
si chiama caponata?
Secondo alcuni studiosi, la salsa agrodolce che
caratterizza il piatto, era adoperata dai marinai per insaporire una galletta
che mangiavano arricchendola con un’insalata di verdure cotte e pesce, e che
definivano cappone di galera.
Sempre secondo lo studioso di cucina siciliana Gaetano
Basile, la ricetta più antica della caponata prevedeva: gallette da
marinaio, capperi sotto sale, olive verdi, acciughe salate, filetti
di tonno sotto sale, olio d’oliva, aceto di vino bianco, un po’
di miele e sale. Altri, invece, sostengono che il nome derivi dalla
cucina dei Monsù, poiché la salsa agrodolce veniva da loro usata per la
conservazione a breve termine di cacciaggione da piuma e
di capponi. Alimenti destinati alle mense di nobili e
aristocratici. Da qui sembra derivare il nome “capponata”, che si ridusse per i
poveri a semplice caponata, questa preparata con tocchetti di melanzane fritte
al posto della pregiata cacciagione.
La salsa agrodolce, inoltre, ritenuta dai
Monsù perfetta per “mettere assieme” (appareiller) cose diverse tra
loro, divenne poi il famoso “apparecchio”, un condimento utilizzato
a freddo su pesce e ortaggi fritti ancora oggi. Nella cucina siciliana,
numerose sono infatti le preparazioni dove pesce e carni bianche (pollo e
coniglio), sono conditi con la salsa della caponata.
L’ipotesi più diffusa sul nome, che personalmente reputo
la più plausibile, è quella secondo la quale il nome caponata deriva
dal termine “capone”, nome dialettale della lampuga. Un pesce che, tagliato in pezzi e fritto, viene
solitamente condito con salse agrodolci per rendere le sue carni meno
stoppose e più appetitose, oppure ricoperto di cipolla in agrodolce. Niente a
che fare con la cucina aristocratica, spesso indicata da più parti. Pare che
chi non avesse nemmeno la possibilità di procurarsi questo pesce, tra l’altro
già poco costoso di suo, impiegasse delle più economiche melanzane come ottimo
sostituto.
Ma
veniamo alla ricetta classica della caponata di melanzane palermitana.
Quella che ti propongo è la ricetta della caponata di melanzane nella
versione palermitana. Una ricetta che ha almeno 150 anni. Una versione
classica, quella più purista perché la più semplice.
Naturalmente è impossibile che ognuno che si appresti ad
eseguire una ricetta non apporti delle variazioni in base ai propri gusti e al
proprio modo di cucinare, io stesso ho apportato delle modifiche per quanto
riguarda la frittura delle melanzane. Preferisco friggere le melanzane in olio
d’arachidi perché garantisce una frittura asciutta e croccante. Ciò
giova al mantenimento dell’ortaggio che non si spappolerà durante la preparazione.
INGREDIENTI
per
una dozzina di porzioni
- ▢2 Kg melanzane, preferibilmente
violetta lunga palermitana
- ▢350 g olive
verdi, schiacciate in salamoia, nocellara del Belice
- ▢130 g capperi
sotto sale
- ▢100 g zucchero
bianco semolato
- ▢100 ml aceto
di vino bianco
- ▢5 cucchiai olio
extravergine di olive siciliane biologiche
- ▢400 g cipolla
bianca
- ▢500 g sedano, (peso
già pulito)
- ▢1000 g passata
di pomodoro
- ▢600 ml olio
di semi di arachidi
- ▢q.b. sale marino
fino
Preparazione degli
ingredienti
Lava per bene le melanzane,
quindi togli loro il picciolo e la punta inferiore. Elimina solamente una
striscia di buccia tagliandola lungo i due lati che vanno da un’estremità
all’altra. Il resto della buccia va mantenuta sia per conferire maggiore aroma,
ma anche per mantenere maggiore consistenza durante la frittura. Taglia ogni
melanzana in due metà longitudinali e quindi ricavane dei cubetti piuttosto
grandi da (4-5 cm di lato). Importante
che i pezzi siano di uguali dimensioni per avere uniformità di cottura.
Metti i tocchetti di
melanzana in un colapasta e cospargili di sale. In questo modo perderanno la
loro acqua e quindi il loro naturale sapore amarognolo. Lascia a sgocciolare
per 60 minuti.
Intanto che aspetti che le
melanzane depongano la loro acqua e si asciughino per bene, puoi preparare il
sedano per la cottura. Del sedano va utilizzato solamente la parte più tenera,
cioè il cuore. Quindi, elimina le parti esterne e le foglie verdi, il sedano va
tagliato a pezzi non troppo piccoli in modo che risultino nel piatto finale ben
visibili.
Una volta tagliato a
tocchetti, il sedano va sbollentato in acqua leggermente salata. Quando l'acqua
bolle immergi dentro il sedano. Spegni dopo un minuto che l'acqua ha ripreso a
bollire. Deve ammorbidirsi senza però perdere in fragranza e consistenza. A
cottura ultimata, scolalo e lascialo asciugare.
Prima di friggere le
melanzane avrai anche il tempo di mettere in acqua i capperi, in modo che
possano perdere il sale di conservazione (cambia l’acqua più volte per
dissalarli bene), e snocciolare le olive per poi tagliare a pezzetti.
Per la frittura delle
melanzane adopero un metodo particolare che gli conferisce un sapore
particolare e unico. Si tratta di scaldare l’olio di arachidi in padella
aggiungendovi uno spicchio d’aglio in camicia, un peperoncino essiccato e un
ciuffo di rosmarino. Quando questi si saranno appassiti l’olio sarà già a
temperatura per la frittura delle melanzane. Elimina rosmarino e aglio comincia
a friggere le melanzane poche per volta.
Ricorda che devono
imbiondire e rimanere piuttosto sode.
Scola per bene le melanzane
fritte e mettile da parte ad asciugare senza aggiungere sale.
Taglia la cipolla a piccoli
pezzi di eguale dimensione e mettila a stufare con l'olio extravergine d’oliva
in un tegame abbastanza capiente a fiamma molto bassa.
Assaggia e aggiusta di sale
se occorre, quindi aggiungi l’aceto alla salsa e continua la cottura a fuoco
moderato fino a quando l’odore dell’aceto diviene meno intenso.
A cottura ultimata, a fuoco
spento, aggiungi lo zucchero poco alla volta e mescolando di continuo per
amalgamare bene i sapori. Assaggia per sentire se il gusto agrodolce risulta di
tuo gradimento e se occorre aggiungi dell’altro zucchero.
Una volta che la salsa è pronta lasciala intiepidire e
con questa condisci le melanzane fritte in precedenza, mescolando il tutto con
molta delicatezza.
La caponata di melanzane si mangia a temperatura
ambiente, quindi lasciala raffreddare in una terrina prima di servirla. Meglio
se riposa per almeno due ore per insaporirsi bene.