I “pici”, pasta antichissima: se ne riconosce una testimonianza in un manufatto decorato delle tombe etrusche di Tarquinia, serviti in un ricco banchetto.
Si tratta di spessi spaghettoni lavorati a mano, di consistenza corposa e di forma irregolare; ottenuti da un impasto di farina di grano tenero o semola di grano duro, acqua e sale. Devono essere allungati rigorosamente a mano, uno per volta; per mantenerli asciutti, si usa spolverizzarli con farina di mais. Se originariamente i pici rappresentavano una pasta povera, lavorata con stretto numero di ingredienti (fatta eccezione per la pazienza), attualmente capita di arricchirli con un uovo per ogni chilo di farina e qualche goccia d’olio extravergine di oliva, rendendoli così più resistenti alla cottura.
Ma la ricetta perfetta, quella più semplice e armonica, è quella dei "pici all’aglione". Si rosola in olio moltissimo aglio schiacciato (per 4 persone, anche 6 spicchi, ma se è aglio rosso ne bastano 4); si aggiunge poi una generosa dose di peperoncino fresco e almeno 700 grammi di pomodori maturi ridotti in cubetti. Tale composto può essere insaporito con qualche cucchiaino di vino bianco e poi lasciato a sobbollire a fuoco bassissimo. Quando avrà raggiunto una cremosità invitante, tuffate i pici cotti in acqua salata e saltate con gran godimento. Potete guarnire con qualche foglia di prezzemolo, ma il piatto non ha bisogno d’altro.
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